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Parlano di noi: "quando la psicologia sceglie la cooperazione!"


Psicologia e Neuropsicologia: cooperare a Trento e Cles

Con grande piacere riportiamo l'articolo scritto da Susanna Caldonazzi e pubblicato su Creaimpresacoop, e rivolgiamo a lei un grazie speciale!

«Una cooperativa perché suddivide soddisfazioni e responsabilità». «Una cooperativa perché ci permette di lavorare culturalmente sulla percezione della figura dello psicologo». «Una cooperativa perché rappresenta la visione condivisa che vogliamo avere del nostro lavoro». Risponde così Sara Ghezzer, psicologa e socia fondatrice della cooperativa NeuroImpronta quando le si chiede perché scegliere una cooperativa per attività legate al mondo della psicologia e neuropsicologia. NeuroImpronta nasce circa tre anni fa grazie alla partecipazione ad un bando Seed Money ma soprattutto grazie all'incontro di tre psicologhe – Sara Pedroni, Sara Ghezzer e Carla Delpero – durante un tirocinio per l'ammissione all'esame di stato, svolto in provincia di Bolzano: «Lavoravamo bene insieme, avevamo visioni simili della nostra professione e abbiamo voluto portare un'esperienza che per noi è stata molto positiva dall'Alto Adige al Trentino» racconta la dottoressa Ghezzer. E così fondano NeuroImpronta – una sede a Cles e una sede, nuova, a Trento ma attività su tutto il territorio provinciale: «Abbiamo iniziato con poche attività rivolte ad adulti e anziani, adesso ci stiamo allargando anche sull'infanzia. Collaboriamo sempre più con figure professionali diverse, logopedisti, fisioterapiste e continuiamo a studiare: il nostro è un mondo in continua evoluzione e dobbiamo cambiare la nostra professione in relazione ad esso, cercando continuamente di rendere i nostri servizi accessibili ad un'ampia fascia della popolazione». Una prospettiva di cambio culturale è il grande obiettivo di questa cooperativa che tra attività di gruppo di sostegno alla senilità, lavoro con i più piccoli che hanno bisogni educativi speciali e sostegno psicologico individuale per gli adulti, considera una grande fetta del lavoro i momenti dedicati alla sensibilizzazione sulla figura dello psicologo: «Gran parte delle nostre attività – continua Sara Ghezzer – è proprio di tipo culturale: c'è ancora una percezione distorta dell'aiuto psicologico, non c'è una conoscenza profonda della disciplina e questo genera confusione e timore. C'è purtroppo ancora una forte stigmatizzazione nei confronti di chi decide di avvicinarsi alla terapia psicologica. E questo è indubbiamente un lavoro di tipo culturale che non possiamo fare da sole ma a cui vogliamo dare il nostro contributo».

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