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San Nicola e l'altruismo 1/4


Psicologia e bambini Trento e Cles

San Nicola è una figura presente nell’immaginario comune, che viene festeggiato nella notte tra il 5 e il 6 dicembre. Ma chi è costui?

Originario di Patara, vescovo della città di Myria (Anatolia), proveniente da una ricca famiglia, Nicola rimase orfano fin da piccino, fu allevato in un monastero dove studiò.

A soli 17 anni divenne il più giovane prete dell'epoca e, con la sua ricchezza, ereditata dai genitori, fece regali e doni ai bimbi poveri e alle famiglie che non possedevano niente.


La leggenda più famosa del Santo è legata alla storia di tre giovanissime fanciulle molto povere e che non potevano esser date in moglie perché prive di dote. La leggenda vuole che le fanciulle e il padre mentre piangevano disperate, vennero aiutate da San Nicola che, impietosito dai pianti e commosso dalla loro sofferenza, decise di aiutar loro donando tre sacchi di monete d'oro, uno per ogni fanciulla.

Una notte introdusse il primo sacchetto attraverso la finestra aperta, la seconda notte fece lo stesso, ma la terza notte, avendo trovato la finestra chiusa, calò il sacchetto attraverso il camino, regalando alla povera famiglia una gioia infinita.


Non tutti i bambini aspettano Santa Lucia e il 25 Dicembre per ricevere i doni di Natale: in alcuni paesi le strenne arrivano già la notte tra il 5 e il 6 Dicembre, ovvero quando nelle case dei bimbi passa San Nicola. Talvolta lascia i regali ai piedi del caminetto, altre volte fuori dall'uscio di casa, dove i bambini, la sera, usano lasciare dei vecchi stivali da riempire con doni e regali.


San Nicola, santo dei bambini, ci regala un esempio di altruismo.

L’altruismo spinge la gente a donare il proprio tempo, energia e denaro per aiutare a migliorare le condizioni degli altri, anche quando sa di non poter ricevere nulla di tangibile in cambio. L’altruismo comporta una preoccupazione disinteressata per le altre persone. Si tratta di fare qualcosa semplicemente per il desiderio di aiutare, senza alcun obbligo di dovere, lealtà, o motivi religiosi.


Ma cosa spinge la gente ad essere altruisti?

Ci sono motivi neurologici: l’altruismo attiva i centri della ricompensa nel cervello. I neurobiologi hanno scoperto che quando si è impegnati in un atto altruistico, i centri del piacere del cervello diventano attivi.

Esistono poi motivi culturali, l’altruismo può essere appreso. E' qualcosa che si può imparare e allenare fin da piccolissimi: fin dai due-tre anni d’età.

E' sufficiente insegnare ai bambini a comprendere le emozioni, a esprimerle, a conoscerne le cause e imparare a regolarle. Il tutto come se fosse un gioco. Sarebbero questi i risultati di una ricerca italiana condotta dall'Università Bicocca di Milano su un campioni di bambini tra i due e i tre anni. Lo studio, 'How to foster toddlers’ mental-state talk, emotion understanding and prosocial behavior: A conversation-based intervention at nursery school', è stato pubblicato sulla rivista Infanty nel mese di settembre. Sviluppare tali capacità emotive rappresenta un precoce fattore di protezione da condotte negative verso l’altro, come aggressività, bullismo e azioni antisociali. Pertanto risulta importante inserire nell’offerta formativa nei contesti educativi, già in tenera età, interventi sullo sviluppo delle capacità legate all’intelligenza emotiva.

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